Le indicazioni dell’OMS sconsigliano l’uso del ciuccio nei primi 30 giorni di vita del neonato per non interferire sull’avvio dell’allattamento al seno. Infatti, il meccanismo di suzione del ciuccio è completamente diverso da quello del seno, che risulta invece più fisiologico per un adeguato sviluppo della bocca.
Tanto di cappello ai genitori che hanno resistito 30 giorni! Il ciuccio è sempre una grande risorsa per la salute psicofisica dei genitori. Il problema, per i genitori, è il rischio di sviluppare dipendenza.
Non sopportando più il pianto prolungato, la prima soluzione che ci viene in mente è usare , appunto, il silenziatore …ciuccio. In quelle circostanze non riflettiamo più sui motivi per cui il nostro bambino/a piange.
Possono essere tante le ragioni per cui un neonato, un lattante, un bambino piangono: la necessità di cambiare il pannolino, il sonno, la fame, un dolore, la paura.
Non avendo ancora il dono della parola, il pianto è l’unico modo che il neonato ha per comunicare con il resto del mondo. Bisogna fare lo sforzo, ed è questa la parte difficile e faticosa, di cercare di capire perché sta piangendo e trovare la soluzione adatta.
Ma mettiamo in chiaro immediatamente che i neonati, e ancora di più il lattante, NON hanno BISOGNO del ciuccio: il ciuccio non è un accessorio!
- non è un paio di scarpe da indossare.
- non si mette in bocca al bambino se non è indispensabile.
- non si usa quando il bambino è sereno e felice
- non si usa mentre gioca o gattona o cammina o esplora
- non si usa mentre mangia.
Il ciuccio è come il pigiama, non dovrebbe uscire dalla camera da letto. Infatti:
- deve essere usato “con il contagocce”
- è come l’insulina per un diabetico.
- è come il pacemaker per un cardiopatico.
Il ciuccio deve essere l’arma segreta del genitore, quando tutto il resto non ha funzionato, ma se viene usata spesso non sarà più tanto segreta…
Comunque vada, ad un certo punto, dovrà essere tolto. Non aspettatevi e non illudetevi che siano i bambini a dire o farvi capire, “non lo voglio più” (certo ci sono anche questi casi, ma sono molto rari).
Ho visto fin troppi bambini ancora con il ciuccio a 5 anni, perché a detta del genitore “non era ancora pronto”.
tra i 18 e i 24 mesi deve iniziare la disintossicazione (perché di questo stiamo parlando), e concludersi possibilmente entro 24 mesi.
Perché togliere il ciuccio?
Più cresceranno e più dovranno fare i conti con le piccole, per noi, e grandi, per loro, sfide della quotidianità, le frustrazioni, i fallimenti, i “no” dei genitori.
Il superamento della frustrazione sarà per loro un salto evolutivo fondamentale, necessario per maturare. Il ciuccio può diventare un modo per eludere l’ostacolo, ed evitare di affrontarlo e sconfiggerlo!
Purtroppo, non esiste un modo semplice ed indolore per toglierlo
- i genitori devono scegliere il momento giusto (un weekend lungo, le vacanze, un periodo in cui almeno uno dei due non lavora)
- fanno una grande scorta di caffè e di pazienza (o ansiolitici).
- accettano di doversi alzare molte volte di notte, per più notti consecutive, anche se mediamente ne bastano due o tre consecutive.
- non devono cedere mai: una volta deciso, non si restituisce più il ciuccio, per nessuna ragione al mondo!
Buona fortuna!
Enrico Sponza, neuro psicomotricista