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Noi genitori (non solo la mamma!) fin dalla gravidanza, prendiamo decisioni per il bene dei nostri figli. Decidiamo di mangiare sano, di non bere alcolici (soprattutto la mamma!), di non fumare, di fare attività fisica, di stare all’aria aperta. Anche nei primi mesi di vita la mamma (soprattutto) decide quando dare il seno (o il biberon), per quanto tempo, se insistere, se interrompere, se e quando mettere il piccolo in culla, come e quanto vestirlo.

Ma a partire dal quarto mese, e fino al terzo anno di vita circa, i bambini iniziano una fase evolutiva chiamata “processo di separazione-individuazione“, (Margaret Mahler). In questa fase ogni bambino costruisce pian piano la propria identità e la propria personalità ed inizia ad esprimere delle preferenze. Ma avere preferenze non vuol dire decidere da soli. E neppure che noi genitori dobbiamo assecondarli in tutto.

Se TU, FIGLIO, a gennaio vuoi uscire in ciabatte e pantaloni corti, ti dico di no! Ma puoi scegliere se mettere la giacca pesante o il piumino.

Se TU, FIGLIO, vuoi andare a scuola in pigiama, ti dico di no! Ma puoi scegliere tra la tuta comoda o i pantaloni.

Se TU, FIGLIO, vuoi mangiare con le mani, ti dico di no! Ma puoi scegliere tra forchetta e cucchiaio.

Se TU, FIGLIO, non vuoi metterti la cintura del seggiolino, ti dico di no! Ma puoi scegliere se metterla subito o tra 30 secondi…

Più un bambino è piccolo, più vale la regola che NON Può decidere autonomamente. Ove possibile, spetta a noi genitori proporgli un’alternativa tra due opzioni tra cui scegliere. Più si avvicineranno alla adolescenza, più il compromesso diventerà fondamentale, ma questa è un’altra storia…
Enrico Sponza, neuropsicomotricista

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