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Diciamolo subito, portare i figli in vacanza NON è una vacanza. E’ un duro lavoro per il corpo e per lo spirito. A partire dai bagagli, per esempio.  Due genitori + due figli = quattro valigie, tre per i bambini, una per la mamma, papà non autorizzato. Se va bene, in  8 ore si riesce a chiuderle, ma se c’è un figlio sotto i 2 anni è la fine. Mentre riempi una valigia, la piccola peste svuota le altre. Prima arrabbiatura.
Decidere la partenza: primo litigio tra genitori. Verifica finale: hai preso tutto? Hai fatto tutto? chiuso il gas, chiuso l’acqua… ma dopo essere già entrati in autostrada da un po’. Secondo litigio. Anche se non avete dimenticato niente!
In autostrada almeno una o più pause, necessarie per i bambini. Ovviamente. Seconda arrabbiatura.
Arrivati a destinazione, stanchi, assonnati, affamati e nervosi, bisogna:

  • scaricare la macchina
  • aprire la casa delle vacanze, o roulotte, o bungalow, o qualunque altro buco preso in affitto per 2 settimane e che è costato un occhio
  • preparare qualcosa per sfamare i bambini che stanno urlando
  • tirare giù i bambini urlanti che abbiamo dimenticato in macchina e tenerli impegnati perché non inizino a litigare o a rompere subito qualcosa
  • terzo litigio tra genitori, terza arrabbiatura con i figli che degenera in tutti contro tutti

Alla sera del primo giorno stiamo pensando di tornare a casa. DA SOLI!
La mattina del secondo giorno le cose vanno un po’ meglio, specie se i bambini dormono ancora. Se invece siete fortunati, si sono svegliati alle 6.43 , quando voi per lavoro avete la sveglia alle 6.45 tutto l’anno. Da qui in poi, i giorni trascorrono facendo giocare i bambini, controllando i bambini, vestendo i bambini, facendo la doccia ai bambini, addormentando i bambini. I più fortunati si occupano anche di pulizie e cucina. Jackpot!
Qualcuno ricorda vagamente passatempi ormai in disuso, qualcosa tipo libri, riposo, prendere il sole, sudoku, cruciverba…Ma i bambini si divertono, fanno amicizia, praticano attività diverse dal solito, vivono esperienze nuove, prendono il sole, respirano aria pulita, dormono tanto. Siamo orgogliosi di noi stessi, questo significa essere genitori!
Ma pochi giorni prima della fine cominciamo a sentire una struggente nostalgia del nostro lavoro,un posto frequentato solo da persone adulte, fatto di silenzio, aria condizionata,  ordine.

E finalmente arriva il grande giorno, si torna a casa! Abbiamo collezionato conchiglie, sassi colorati, un numero imprecisato, ma elevato, di arrabbiature con i figli e litigi con il partner. Siamo più stanchi di quando siamo partiti, irritabili e nervosi, crolliamo dal sonno, ma rispondiamo un categorico “Bene!”con sguardo (in)sincero agli amici (senza figli) che chiedono “Come sono andate le vacanze?
E mentre lo diciamo, lo sguardo va al calendario: meno cinque giorni all’inizio della scuola. Possiamo farcela!

Enrico Sponza, neuropsicomotricista

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